Started on Dicembre 3, 2024

Prima di parlare con gli altri addormenta la tua bestia segreta.

Alda Merini

La pelle si fa ruvida, un pelo ispido grigio stregato ricopre il mio corpo, come il palundamentum cremisi da generale che cingeva mio padre, mentre mostrava al suo fragile figlio il cielo nero sopra Idistaviso. Giovane lupo fra i lupi, annusavo la brina gelida della foresta di Osning, dove tre nuvole scarlatte annunciavano oscuri presagi coi loro ventri gravidi di pioggia. Un tuono affondò la sua sorda coltellata alla gola della nube più scura che rovesciò balbettando un torrente di vocali, come a cercare ancora scuse, sulla foresta di Teutoburgo. Ora col favore delle tenebre la schiena si curva con un colpo di frusta, con un dolore così forte e insopportabile da essere quasi un piacere inconfessabile. Bestia non vista termino la transizione. I sensi si espandono, muta la percezione delle cose, delle più piccole e flebili cose e non ho più casa, ma una tana attende le mie notti future e le mie esangui prede. Le mani divengono zampe, le unghia artigli. Non ho più verbo solo ululati. La fame antica, ferica, divora le viscere dall’interno e in ogni respiro inspiro l’inferno. Eco di predazione. In bocca sangue, carne e cenere del fanciullo che ero e dell’imperatore innamorato che ora sono. Ho serrato al mio cuore, come le mascelle alla gola del cervo, il ricordo del profilo di lei che si confondeva con il profilo dei colli Romani in un tramonto disegnato da indifferenti Dei. Il cielo è vuoto, come il mio viso cancellato nelle interiora del cerbiatto. Riscopro il passo, il corpo, il battito del cuore e il primo anelito di desiderio. Manitù, il grande spirito, mi sussurra all’orecchio parole di conforto. Mentre mi nutre con peyote il mondo intorno si ridisegna, mi racconta chi sono e mi spiega cosa sento. Mentre striscio, volo e ghermisco, mentre azzanno, bacio e mordo, dilanio e nutro tutto, fuorché la mia fame. Le stelle sono già cadute una ad una in questa folle notte d’agosto, quando eri mia e tutte le stelle ti bruciavano negli occhi. La luna, che è l’unica cosa che non mi appartiene, fa quel che può, ma la notte ormai trionfa ovunque.

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