No, è impossibile, impossibile comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verità, il significato; la sua sottile e penetrante essenza. È impossibile. Si vive come si sogna: perfettamente soli.
Joseph Conrad
Solo. Come chi resta quando tutti sono andati via. Solo, come si sta quando si è tra mille occhi e non con l’unica voce che in quelle mille voci meno solo ti farebbe sentire. Solo, come si rimane davanti alla scelta tra ciò che è giusto e ciò che facile. Soli, a terra dopo l’urto, a respirare solo polvere di stelle, esplose sopra di noi in cascata. In soli ci sono capriole di luci assonnate e sguardi d’ombra nella luce ambra. In soli c’è del vino rubino, come il sangue versato e come ciò che è proibito, cremisi, come le sue labbra che da sempre sono roba tua. Soli è un calice ricolmo di colpe da condividere, di incensi al cinnamomo tra fumi di ricordi e ricordi di occasioni in fumo, di lampi di baci perduti e fotografie mai ritrovate. Ci sono promesse da mantenere e parole da consacrare, anelli da nascondere. Ci sono profumi di cose che forse e odori acri di cose che ormai. In soli ci sono persone rotte, ci sono i non amati, c’è il coraggio della paura di essere “due”, c’è un luogo e un altro ancora, c’è una strada e mani che si sfiorano, c’è un bar e lacrime che si mischiano al latte di quel the, c’è una panchina e un oceano di solitudine tra la rugiada del parco che la ospita, c’è musica assordante e luci di una festa, e quello che ne resta: una testa mozzata in un paniere. C’è una partita e un hot dog, un cinema e popcorn. Complicità inopportuna, luoghi assolati pieni di niente, c’è un letto sfatto e il sogno di dormirci abbracciati, c’è una pistola e una grata disegnata a terra dalla sbarre. Ci sono ovunque graffi sull’anima. Ci siamo noi. Davvero solo noi.
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